lunedì 31 maggio 2010

L'effermazione dell'architettura

Ultime lezioni del corso di ESTETICA: "Costruire Abitare Pensare"

mercoledì 9 Aula A alle 14.30 : L'affermazione dell'architettura

giovedì 10 Aula A alle 10.30 : L'affermazione dell'architettura

venerdì 11 Aula 27 alle 14.30 - recupero lezioni : Il corpo vissuto

"Abbiamo sostenuto che l’architetto è una figura dai contorni sfumati che esige un continuo oltrepassamento, un andar oltre le sue competenze tecniche. Il suo è un sapere che implica da un lato la tematizzazione della cosa-opera, intesa come il proprio prodotto (che infatti prende il nome dall’architetto che la realizza); e d’altro canto l’opera implica anche un sapere che rinvia a un contesto più ampio che l’architetto “gestisce” e che potremmo indicare come luogo, territorio, storia, contesto politico ed economico. Non c’è opera di architettura, come scrive Derrida, “senza interpretazione, perfino senza decisione economica, religiosa, politica, estetica, filosofica”. Essa è l’orizzonte entro cui l’uomo abita. Dentro e fuori la cosa-opera che l’architetto intende realizzare (un edificio, un ponte, un aereoporto etc.) vi è un sapere a cui alla fine l’architetto dovrà dare forma attraverso il compimento del suo lavoro. Indipendentemente dalla sua consapevolezza teorica e dal tipo di risposta, l’opera sarà necessariamente un'affermazione, ossia la cristallizzazione di una forma rispetto alle infinite possibilità, di un pensiero rispetto agli infiniti possibili, costituirà un evento complesso entro confini definiti. Diverrà una cosa con cui confrontarsi: altri entreranno in dialogo con le domande rimaste aperte, altri forniranno risposte e reagiranno a essa, decidendo su quel dato luogo, se abitarlo, rifiutarlo, apprezzarlo, contemplarlo o criticarlo. Ogni costruire è un’affermazione che si ripiega nel futuro. Di nuovo però un’analisi di questo tipo non ci conduce fuori dalla cosa-opera progettata, ma ci costringe a un doppio movimento, quasi un respiro continuo fatto di dilatazioni e contrazioni. Dilatazioni verso la specifica singolarità di quell’opera, verso una più ampia analisi del fuori e del possibile. Poi di nuovo l’analisi sociale ripiegherà nell’opera, intesa come domanda e risposta ai problemi correlati alla sua apertura. È qui che l’opera si lega strettamente al tema del luogo, a quel luogo dell’origine e della fine dove l’uomo abita: la Terra, che la tecnica in-forma." LT

CITATO DA: http://www.spazioarchitettura.ch/teorie/articolo188.aspx


"Una riflessione sulla tecnica oggi continua a essere centrale, dato che non è più solo la natura a essere oggetto e applicazione della tecnica, ma è l’uomo stesso a essere diventato oggetto di sperimentazione e applicazione tecnica attraverso le biotecnologie e l’intelligenza artificiale. L’uomo cioè, è l’ultima frontiera del costruire, il luogo estremo in cui trova applicazione l’architettura nel senso dell’abitare la soggettività. Come ristrutturerà l’uomo quel luogo privilegiato della soggettività che è il suo corpo? Il legame fra uomo e architettura, dunque, è destinato a farsi sempre più stretto e radicale." L.T.

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