domenica 21 marzo 2010

VIII. LEZIONE giovedì 25 marzo 10.30-12.30 (Aula A)

“La posta in gioco: la tecnica”

"Stiamo attraversando un periodo di grande vitalità della architetturaintesa come un aspetto della pubblicità, necessaria ai poteri dominanti, per mantenere la propria visibilità. Le grandi operepubbliche hanno assunto il carattere di strumenti propagandistici di un “ mondo nuovo” in cui reale e virtuale si mescolano e si confondono, ma questo rinnovamento non tocca i rapporti sociali e della vita quotidiana esalta solo gli aspetti del divertimento e della fuga dalla realtà. Per spiegare il carattere di questi edifici che si impongono per la lorodiversità rispetto a tuttociò che esiste già , i critici hanno inventato la parola “ autoreferenziale” che significa chel'edificio in questione fa riferimento solo a se stessoalla sua struttura linguistica , al “ gioco” delle sue formeche non cercano quelle parentele con altri edifici, chefavoriscono la comprensione da parte del pubblicosollecitandone la memoria, ma si crogiolano nella loro unicitàe spesso nella loro assoluta arbitrarietà. Nell'ultimaedizione della Biennale di Architettura abbiamo visto unainterminabile sfilata di plastici con forme contorte e
sfuggenti , alla ricerca di una architettura “ liquida” che ècome dire una non- architettura, visto che l'architetturanon può svolgere il suo compito senza una solidità e una durata. L'uso del computer nella progettazione ha reso facilissimauna operazione quasi impossibile con i mezzi tradizionali della progettazione : la deformazione anamorfica di un oggettoprecostituito. Davanti al monitor si può partire da uncilindro o da un cubo , ma anche da superfici complesse, e
deformare la immagine geometrica iniziale plasmandola comefosse di cera o di gomma. Il gioco può essere divertente ecreativo ma scambiarne i risultati con l'architettura è unapatetica ingenuità che si porta dietro frustrazioni e delusioni inevitabili. Tornando alla globalizzazione credo chel'architettura debba difendere il diritto alla identità ecelebrare le differenze piuttosto che la omologazione e l'appiattimento. In questo senso l'Italia , con la suaforte identità potrà avere un ruolo
importantissimo. E devo direche verso gli architetti italiani c'è in molti paesi del mondo molta attenzione e ammirazione. Io ho avuto modo di rendermene conto in Cina dove sto progettando una torre alta 400metri a Shanghai e dove hanno esplicitamente richiesto qualcosadi italiano una architettura che esprima una identità diversa."

Paolo Portoghesi

http://www.larchitetto.archiworld.it/stampa06/stampa/cdv200406.pdf

"Il costruire, infatti, non è soltanto mezzo e via in vista dell’abitare, il costruire è in se stesso già un abitare. Chi ci dice questo? Chi ci dà in generale una misura con la quale misurare interamente l’essenza dell’abitare e del costruire? Le parole circa l’essenza di una cosa ci pervengono dal linguaggio, posto che noi facciamo attenzione alla sua propria essenza. Frattanto, tuttavia, imperversano disfrenati ed esperti un discorrere, uno scrivere ed un trasmettere messaggi inerenti a ciò che tutt’intorno al globo terrestre viene detto. L’uomo si atteggia come se egli fosse artefice e maestro del linguaggio, mentre invero è esso a rimanere signore dell’uomo. Probabilmente, prima di ogni altra cosa, è il rovesciamento di questo rapporto di dominio operato dall’uomo ciò che conduce la sua essenza nello spaesamento (in das Unheimische). Il fatto che noi ci manteniamo vincolati alla precisione del linguaggio è un bene, ma non aiuta fintantoché, ancora, anche in questo modo il linguaggio ci serve soltanto come un mezzo d’espressione. Tra tutti gli appelli che noi uomini, insieme, partendo da noi stessi possiamo arrecare al dire, il linguaggio è il più alto e in ogni caso il primo." M. HEIDEGGER

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